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Indecorose e libere in piazza contro la violenza maschile – 22 Nov 2008

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

Corteo di donne autorganizzato
ROMA, 22 NOVEMBRE 2008 – P.zza della Repubblica, ore 14.00

INDECOROSE E LIBERE!


La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente delle donne in Italia come nel resto del mondo.
La violenza fa parte delle nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio.

Un anno fa siamo scese in piazza in 150.000 per dire NO alla VIOLENZA MASCHILE e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne, da parte di governi e partiti, per legittimare politiche securitarie e repressive e torneremo in piazza anche quest’anno perché i governi cambiano ma le politiche restano uguali e, al giorno d’oggi, peggiorano.

In un anno gli attacchi alla nostra  libertà e autodeterminazione sono aumentati esponenzialmente, mettendo in luce la deriva autoritaria, sessista, e razzista del nostro paese.

Ricordiamo il blitz della polizia al policlinico di Napoli per il presunto aborto illegale, le aggressioni contro lesbiche, omosessuali e trans, contro immigrate/i e cittadine/i di seconda generazione.

Violenza legittimata e incoraggiata da governi e sindaci-sceriffi che voglion imporre modelli di comportamento normalizzati in nome del "decoro" e della "dignità" impedendoci di scegliere liberamente come condurre le nostre vite.

La violenza maschile ha molte facce, e una di queste è quella istituzionale: vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che stiamo vivendo smantellando lo stato sociale.

Per salvare le banche, rifinanziare le missioni militari all’estero e militarizzare le nostre città tagliano i fondi ai centri antiviolenza, ai consultori e a tutti i servizi che garantiscono alle donne libertà, salute e indipendenza, con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la fine del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i.

Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti, maestre precarie, perdono il posto di lavoro, e viene meno  un sistema educativo – il tempo pieno – che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore libertà di movimento e autonomia.

L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e dell’università è di renderci sempre più precarie e meno garantite: mogli e madri "rispettabili" rinchiuse nelle case, economicamente dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e bambini.

Non pagheremo noi la vostra crisi!

SABATO 22 NOVEMBRE
SAREMO DI NUOVO IN PIAZZA PER RIBADIRE

con la stessa forza, radicalità e autonomia che

– la VIOLENZA MASCHILE non ha classe né confini, NASCE IN FAMIGLIA, all’interno delle mura domestiche, e NON È UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO

– E AFFERMARE CHE al disegno di legge Carfagna, che criminalizza le prostitute e impone regole di condotta per tutte, che ci vuole dividere in buone e cattive, in sante e puttane, in vittime e colpevoli, noi rispondiamo che SIAMO TUTTE INDECOROSAMENTE LIBERE!


– al decreto Gelmini che ci confeziona una scuola autoritaria e razzista, noi rispondiamo che VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA!


– ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere in cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che SIAMO TUTTE CITTADINE DEL MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE!


Sommosse – Rete Nazionale di femministe e lesbiche
www.flat.noblogs. org, per adesioni: sommosse_roma@ inventati. org

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Scuole e Università: *L’onda anomala non si fermerà!*

*Appello nazionale, Roma 22.10.2008*

*L’onda anomala non si fermerà!*

*Alle facoltà in mobilitazione,
alle studentesse e agli studenti, ai dottorandi, ai precari della ricerca*

http://www.youtube.com/watch?v=hWkEyQeFduk

 
"Noi la crisi non la paghiamo", è questo lo slogan con cui poche settimane fa abbiamo iniziato le mobilitazioni all’interno dell’università la Sapienza. Uno slogan semplice, ma nello stesso tempo diretto: la crisi globale è crisi del capitalismo stesso, della speculazione finanziaria e immobiliare, di un sistema senza regole né diritti, di manager e società senza scrupoli; questa crisi non può ricadere sulle spalle della formazione, dalla scuola all’università, della sanità, dei contribuenti in genere. Lo slogan è diventato famoso, correndo veloce di bocca in bocca, di città in città. Dagli studenti ai precari, dal mondo del lavoro a quello della ricerca, nessuno vuole pagare la crisi, nessuno vuole socializzare le perdite, laddove la ricchezza è stata per anni distribuita tra pochi, pochissimi.


Ed è proprio il contagio che si è determinato in queste settimane, la moltiplicazione delle mobilitazioni
nelle scuole, nelle università, nelle città, che deve aver suscitato
molta paura. Si sa, il cane che ha paura morde, altrettanto la reazione
del presidente del Consiglio Berlusconi non si è fatta attendere:
"polizia per le università e le scuole occupate", "faremo fuori la
violenza dal paese". Soltanto ieri Berlusconi aveva dichiarato di voler
aumentare i sostegni economici alle banche e di voler fare dello stato
e della spesa pubblica garanti in ultima istanza per i prestiti alle
imprese: in una parola, tagli alla formazione, meno risorse per gli
studenti, tagli alla sanità,
ma soldi alle imprese, alle banche,ai privati.

Ci chiediamo allora dove si trova la violenza: è violenta un’occupazione o piuttosto è violento un governo che impone la legge
133 e il decreto Gelmini, in barba a qualsiasi discussione parlamentare?
E’violento il dissenso o chi intende soffocarlo con la polizia? E’
violento che si mobilita in difesa dell’università e della scuola
pubblica o chi intende dismetterle per favorire gli interessi economici
di pochi?
La violenza sta dalla parte del governo Berlusconi, dall’altra parte,
nelle facoltà o nelle scuole occupate, c’è la gioia e l’indignazione di
chi lotta per il proprio futuro, di chi non accetta di essere messo
all’angolo o costretto al silenzio, di chi vuole essere libero.

Ci è stato detto che sappiamo soltanto dire no, che non abbiamo proposte.
Niente di più falso: proprio le occupazioni e le assemblee di questi
giorni stanno costruendo una nuova università, un’università fatta di
conoscenza, ma anche di socialità, di sapere ma anche di informazione,
di consapevolezza. Studiare è per noi fondamentale, proprio per questo
riteniamo indispensabili le proteste: occupare per poter far vivere
l’università pubblica, dissentire per poter continuare a studiare o
fare ricerca.

Molte cose nell’università e nelle scuole vanno cambiate, ma una cosa è certa, il cambiamento non passa per il de-finanziamento.
Cambiare l’università significa aumentare le risorse, sostenere la
ricerca, qualificare i processi formativi, garantire la mobilità (dallo
studio alla ricerca, dalla ricerca alla docenza). Il de-finanziamento,
invece, ha un solo scopo: trasformare le università in fondazioni
private, decretare la fine dell’università pubblica.
Il disegno è chiaro, anche gli strumenti: la legge 133 è stata
approvata nel mese d’agosto, di fronte al dissenso di decine di
migliaia di studenti si invoca l’intervento della polizia. Questo
governo vuole distruggere lademocrazia, attraverso la paura, attraverso
il terrore.

Ma oggi, dalla Sapienza in mobilitazione e dalle facoltà occupate diciamo che noi non abbiamo paura e di certo non torneremo indietro sui nostri passi. È nostra intenzione, piuttosto, far retrocedere il governo: non fermeremo le
lotte

fin quando la legge 133 e il decreto Gelmini non verranno ritirati! E
questa volta andiamo fino in fondo, non vogliamo perdere, non vogliamo
abbassare la testa di fronte a tanta arroganza. Per questo invitiamo
tutte le
facoltà in mobilitazione del paese a fare la stessa cosa: vogliono
colpire le occupazioni e allora che altre mille scuole e facoltà
occupino!


In più, al seguito dello straordinario successo dello sciopero e  delle
manifestazioni del 17 ottobre, indetti dai sindacati di base, 
riteniamo giunto il momento di dare una risposta unitaria e coordinata
nelle piazze delle nostre città. Proponiamo di dare vita a due scadenze nazionali:

– una giornata di mobilitazione per venerdì 7 novembre, con manifestazionidislocate in tutte le città;

– una grande manifestazione nazionale del mondo della formazione, dall’università alla scuola, a Roma per venerdì 14 novembre,
giornata in cui i sindacati confederali hanno decretato lo sciopero
dell’università, giornata da costruire dal basso e che veda
protagonisti in primo luogo gli studenti, i ricercatori ed i docenti in
mobilitazione.

– Altrettanto riteniamo utile
attraversare, con le nostre forme e i nostri contenuti, lo sciopero
generale della scuola promosso daisindacati confederali fissato per giovedì 30 ottobre.

Quello che sta accadendo in questi giorni ci parla di una mobilitazione
straordinaria, potente, ricca. Una nuova onda, un’onda anomala che
non intende fermarsi e che piuttosto vuole vincere. Facciamo crescere
l’onda, facciamo crescere la voglia di lottare. Ci vogliono idioti e
rassegnati, ma noi siamo intelligenti e in movimento e la nostra onda
andrà lontano
!


Dalle facoltà occupate della Sapienza di Roma, dall’ateneo in mobilitazione

 

 

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LA PRECARIETA’ = SOSTANTIVO DI GENERE FEMMINILE

 


 

 
LA PRECARIETA’ =  SOSTANTIVO DI GENERE FEMMINILE

SIAMO PIU’ PRECARIE E PIU’ POVERE

 

I TAGLI ALLA
SPESA SOCIALE – SANITÀ E ISTRUZIONE – GIUSTIFICATI ORA ANCHE DALLA
CRISI FINANZIARIA COLPIRANNO SOPRATTUTTO NOI, RENDENDOCI PIÙ POVERE E
PRECARIE E SEMPRE PIÙ LONTANE DAL MONDO DEL LAVORO E DALLA POSSIBILITÀ
DI AUTODETERMINARCI

 

DA
SEMPRE

Sono donne quelle costrette a firmare
oltre al contratto di assunzione anche la lettera di dimissioni in
bianco

Sono le retribuzioni delle donne ad
essere, in media inferiori del 20% di quelle degli uomini a parità di
mansioni e il numero delle donne che perde il lavoro entro il primo
anno di età del bambino (periodo in cui è vietato licenziarle) è in
continuo aumento e le famiglie monogenitoriali, le più povere, sono
spesso condotte da una donna.

 

E
ORA

La riforma del modello contrattuale
firmata di CISL e UIL, e tra poco anche dalla CGL, ci renderà ancora
più povere poiché lega gli aumenti retributivi alla produttività sul
lavoro. E noi che siamo quelle part-time oppure abbiamo i tempi
contingentati dall’altro lavoro – IL LAVORO DI CURA: quello che non
rientra nel calcolo della produttività delle imprese- saremo ancora
tagliate fuori.

E sono donne quelle a cui si chiedono
ulteriori 2 anni di lavoro per il raggiungimento della pensione: in
pensione a 62 anni, con un anno in più a partire dal 2009.

 

INSOMMA

Il ministro Brunetta dice che siamo
“fannullone” perché dimentica che noi abbiamo anche altre “assenze” per
la maternità, la cura dei figli e dei parenti. Ci ha tagliato lo
stipendio in caso di malattia e ci obbliga a una reperibilità  (8-20) impraticabile per donne che vivono sole con
figli.

La ministra Gelmini col taglio alla
scuola pubblica a favore di quella privata che saremmo costrette a
pagare per poter lavorare le consuete otto ore, taglia soprattutto i
nostri posti di lavoro e renderà ignoranti i nostri figli così da
privarci anche della speranza, almeno per loro, di una vita migliore.

La ministra Carfagna col Decreto che
criminalizza le prostitute e non gli sfruttatori se la prende con
l’anello più esposto del mercato del sesso –ancora una volta le donne-
ci mostra il futuro.

 

SCIOPERO GENERALE 17OTTOBRE 2008

 

CONTRO
I CONTINUI ATTACCHI ALLE TUTELE SUL LAVORO, ALLA LEGGE
SULL’INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA, AI CONSULTORI PUBBLICI E
CONTRO L’IGNOBILE LEGGE SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
RIVENDICHIMO REDDITO PER TUTTE!

 

VOGLIONO
TENERCI CHIUSE IN CASA A LAVORARE GRATIS

Come già accade alle donne prive di
reddito, immigrate, badanti legate alla cura dell’anziano di turno,
schiavizzate e sottopagate.

NON
CI LASCEREMO RINCHIUDERE NELLE CASE, NELLE CASE CHIUSE E NELLE CHIESE,
NON RIUSCIRANNO A SEPARARCI E ISOLARCI

 

 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE FEMMINISTA E LESBICA

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE ROMA 22 NOVEMBRE
2008

 

Flat.noblogs.org

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Di che sicurezza parlate?

 


Le donne migranti affidano le loro vite e i risparmi di una vita a lunghissimi viaggi, tra deserto e mare. Alcune di loro sono in possesso di un titolo di studio alto, molte di loro scappano dalla fame e dalla guerra, tutte loro si lasciano alle spalle gli affetti fiduciose di potersi costruire una nuova esistenza.
L’arrivo in Italia invece è tutt’altro. Alcune di loro sono private di documenti e sottoposte a tratta, oggetto di violenza di papponi e clienti, molte di loro lavorano nei campi, nelle fabbriche, nelle cooperative di pulizia e nelle case degli italiani per fare lavori che nessun italian@ farebbe a quelle condizioni e a quel prezzo, tutte loro sono sottoposte a leggi discriminanti in una società legittimata ad essere sempre più maschilista razzista e piena d’odio.

Il pacchetto sicurezza approvato dal governo Berlusconi, ma egregiamente preparato nel clima da una sinistra connivente con i più forti, ha introdotto tra le altre cose l’aggravante della clandestinità, che comporta una aumento della permanenza nei Centri di Identificazione ed Espulsione (ex CPT); norma si deve dire un po’ bislacca in un paese dove non esistono canali d’accesso legali. Banalmente, il solo fatto di non avere la possibilità di accedere ai documenti priva le donne del diritto alla salute, alla casa e soprattutto di poter denunciare tutte le violenze subite.

Sulla stessa onda di criminalizzazione indiscriminata s’insinua la legge Carfagna, che reinventa il reato di esercizio della prostituzione, accusando di favoreggiamento anche chi cerca di dare ristoro alle donne e alle trans di tutti i colori, che vedono dopo questa legge le loro condizioni di vita e di lavoro sempre più precarie.  Per questo ci uniamo al coro di chi dice alla Ministra <<O TUTTE O NESSUNA!>>

Se l’imperativo categorico di tutte le agende delle forze politiche è quello di “pulire le strade”, noi ci chiediamo: chi pulirà le case di quel 70% di donne italiane violentate da padri/mariti/zii/fidanzati?
E dove sono i dati delle violenze sulle migranti? Non esistono. Perché se esser donna in Italia è un “gran bel problema” figurarsi quanto può valere essere una migrante.

Noi non abbiamo un problema con gli irregolari e siamo compagne nella lotta con le irregolari.
Il nostro problema è il modello assimilazionista che “espelle” chi non è pronto a “normalizzarsi”, che condanna ciò che non capisce, che vuole spacciare la nostra società patriarcale come più libera ed emancipata.
Il nostro problema è con quanti credono che un immigrat@ siano solo due braccia da sfruttare.
Chi era l’”uomo nero” il 19 settembre a Castelvolturno?
Chi era l’uomo nero “ a Pianura?
E a Torbellamonaca?a Parma? a Milano? E tutte le altre volte che neanche sono arrivati i giornali?

Riteniamo improponibile rispondere con la segregazione e la repressione alla richiesta di sicurezza sociale, di vite più dignitose e di lavoro che non uccida, o quanto meno che tutto questo non venga perpetrato in nostro nome, in nome della nostra sicurezza. Noi donne il nemico della nostra sicurezza l’abbiamo già individuato da tempo… e ha le chiavi di casa.

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ANCORA SUL BLITZ AL II POLICLINICO

 GeneraleGenerale
 
Con un solo voto di scarto il plenum del Consiglio Superiore della 
Magistratura ha approvato un documento che di fatto "assolve" il 
pubblico ministero della Procura della Repubblica di Napoli, il pm
Vittorio Russo, il magistrato che diede disposizioni alla polizia sugli
accertamenti da compiere, disponendo tra l'altro che venisse sentita la
paziente sottoposta all'interruzione di gravidanza direttamente in
corsia e sequestrato il feto.
Il documento del Consiglio dichiara che nulal puo' essere mosso al pm
che ha disposto accertamenti «congrui e opportuni».
Congruo e opportuno è l'irruzione della polizia armata in corsia?
Congruo e opportuno è l'interrogatorio ad una donna che ha appena subito
un intervento doloroso direttamente nel letto dell'ospedale?
Congrua e opportuna è l'autorizzazione ad un blitz per un reato che non
esiste quale il "feticidio"?

nessuna donna può dimenticare quei giorni in cui il dibattito politico
si consumava sul corpo delle donne e come quell'operazione si
caratterizzava per un forte connotato ideologico proprio contro di loro.
è per questo che rigettiamo al mittente l'auspicio del CSM <<sempre, in
casi analoghi, ci sia l'impegno di tutti i soggetti coinvolti in
indagini di polizia giudiziaria, compresi i magistrati, perchè si
garantisca la massima tutela dei diritti e delle aspettative delle
persone coinvolte, specie se in situazione di difficoltà o debolezza»
perchè non riteniamo che questto sia avvenuto in quei giorni di febbraio.


è per questo che oggi accogliamo questa sentenza come un'assoluzione non

ad un magistrato , ma ad un' aggressione ed un atto di violenza sul

corpo di una donna e attraverso di lei un attacco alla rivendicazione di

autodeterminazione di tutte le donne.

a tale risponderemo



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