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DOMANI 2 APRILE ’09 – ORE 17.00- PRESIDIO davanti al Fatebenefratelli (via Manzoni 20, 500 mt dalla fermata funicolare di Mergellina)

Clandestina denunciata dai medici dopo il parto al Fatebenefratelli. 
 
Un fax alla polizia contro una madre clandestina della Costa d’Avorio. Ma la contestata legge non è ancora in vigore
di Conchita Sannino
 
 
Ora Abou sorride in una culla povera, dentro le case-alveare per
immigrati clandestini o regolari di Pianura. È un neonato nero che
non sa di avere ventisei giorni di vita e, alle spalle, già
un’amara esperienza del mondo. Abou è il volto di un caso politico
e sociale. Forse la prima volta in Italia in cui una norma – quella
voluta dalla Lega nel pacchetto sicurezza, quella che invita i
medici a denunciare i pazienti senza permesso di soggiorno: ma a
tal punto controversa da avere spaccato persino i compattissimi
deputati del Pdl – è stata applicata prima ancora di diventare
tale.

"Un caso illegittimo, gravissimo", denuncia l’avvocato napoletano
Liana Nesta. "Delle due l’una – aggiunge il legale – o
nell’ospedale napoletano Fatebenefratelli c’è un medico o un
assistente sociale più realista del re che ha messo in pratica una
legge non ancora approvata dagli organi della Repubblica; oppure
qualcuno ha firmato un abuso inspiegabile ai danni di una madre e
cittadina". Una storia su cui promettono battaglia anche gli
operatori dell’associazione "3 febbraio", da sempre al fianco degli
immigrati, anche clandestini, per le battaglie di dignità e
rispetto.

La storia di Abou e di sua madre Kante è il percorso sofferto di
tante vite clandestine, costantemente in bilico tra vita e
disperazione, morte e rinascita. Kante è vedova di un uomo ucciso,
quattro anni fa, dalla guerra civile che dilania la Costa d’Avorio e la
sua città di Abidjan. Rifugiatasi in Italia nel 2007, inoltra subito
richiesta di asilo politico, che le viene negato due volte: e
attualmente pende il ricorso innanzi al Tribunale di Roma contro quella
bocciatura.

Intanto, stabilitasi a Napoli, Kante si innamora di
un falegname di Costa d‘Avorio, resta incinta, si fa curare la
gravidanza difficile presso l’ospedale San Paolo, con sé porta sempre
alcuni documenti e la fotocopia del passaporto, trattenuto in questura
per un’istanza parallela di permesso di soggiorno, non ancora risolta.

Quando
– il 5 marzo scorso – Kante arriva all’ospedale Fatebenefratelli per
partorire il suo bimbo ("al San Paolo non c’era un posto"), dal
presidio sanitario scatta un fax verso il commissariato di polizia di
Posillipo che chiede "un urgente interessamento per l’identificazione
di una signora di Costa d’Avorio". Ovvero: la denuncia. Esattamente ciò
che la contestatissima norma – voluta dalla Lega nell’ambito del
pacchetto sicurezza, e già approvata al Senato – chiede. Proprio il
nodo che ha provocato il dissenso di un centinaio di deputati del Pdl,
lo scorso 18 marzo. In testa, la deputata Alessandra Mussolini, che
guidava la rivolta con un esempio-limite: "Far morire una donna
clandestina di parto perché non può andare in ospedale altrimenti i
medici la denunciano? Eh, no. Inaccettabile".

Aggiunge l’avvocato
Nesta: "Siamo di fronte a un’iniziativa senza precedenti. Non è mai
accaduto che una donna extracomunitaria, che si presenta al pronto
soccorso con le doglie, ormai prossima al parto, venga segnalata per
l’identificazione", spiega pacatamente Liana Nesta. E aggiunge: "Come
se non bastasse, Kante non ha potuto allattare suo figlio nei suoi
primi giorni del ricovero: lo ha visto per cortesia di alcuni sanitari
che glielo hanno adagiato tra le braccia, ma non ha potuto allattarlo".
La Nesta è una legale impegnata da anni nelle rivendicazioni dei
diritti essenziali, al fianco di immigrati o di parenti di innocenti
uccisi dalle mafie. L’ultima condanna, in ordine di tempo, la Nesta
l’ha ottenuta a dicembre scorso, come avvocato di parte civile, per i
killer di Gelsomina Verde, la ragazza innocente assassinata e poi data
alle fiamme dai sicari di Scampia. Un’altra fragile vita per la quale
invocare giustizia.
(31 marzo 2009)

 

 
 

L’incubo di Kante in ospedale
"Mi hanno strappato il bambino"

Parla Kante la madre clandestina della Costa d’Avorio denunciata dopo il parto al Fatebenefratelli
di Bianca De Fazio
 
Occhi grondanti dolore per la storia vissuta nel suo Paese, la
Costa d’Avorio in guerra civile, e per lo schiaffo subito in
Italia. Kante è stata denunciata dopo il parto: è clandestina.

Occhi appannati dal dolore, ma ritrovano vita quando Abu, 26 giorni
che gli sono bastati a superare i 3 chili e mezzo di peso, si volta
verso il suo seno. Ha fame Abu. Vuole il latte. "Ma in ospedale mi
hanno impedito di allattarlo, per quattro giorni". Kante viene
dalla Costa d’Avorio. È in Italia da due anni, da quando sulla
porta di casa le milizie governative del presidente Gbagbo le
uccisero il marito. "L’ho visto morire dinanzi ai miei occhi. L’ho
visto uccidere. A stento sono riuscita a sottrarmi ai miliziani che
volevano portarmi via, sequestrarmi. E sono fuggita dalla guerra
civile. Ho chiesto asilo politico qui in Italia, ma sono ancora
senza documenti".

Il giorno della nascita di suo figlio Abu, il 5 marzo scorso, è
cominciato, per Kante e il suo attuale compagno, un nuovo incubo.
"In ospedale ci hanno chiesto i documenti, non gli è bastata la
fotocopia del passaporto. Non gli è piaciuta la richiesta di
soggiorno ormai scaduta. E per oltre 10 giorni mi hanno tenuta
separata dal bambino". Undici giorni è rimasto Abu in ospedale:
"Non lo hanno dimesso, non me lo hanno dato, fino a quando la
Questura ha confermato la mia identità. Ho temuto che me lo
portassero via, che non me lo facessero stringere più tra le
braccia". Neppure il padre del bambino ha ottenuto che venisse
dimesso: "Non ero presente al momento del parto – racconta l’uomo,
Traore Seydou – E quindi il piccino è stato registrato con il nome
della madre. "Non possiamo consegnarlo a te" mi hanno spiegato in
ospedale. D’altra parte anche io sono senza permesso di soggiorno,
in attesa che venga accolta la mia richiesta di asilo politico".

Kante ha 25 anni, 33 il suo nuovo compagno, Traore. "Il parto è
andato bene, nessuna complicazione. Ma non mi sono allontanata
dall’ospedale fino a quando non mi hanno permesso di portare Abu
con me. Sono rimasta lì, per 11 giorni. Certo ora, col bambino,
diventa più difficile trovare un lavoro qui a Napoli. Però per 6
mesi non potranno cacciarmi dal Paese". Niente foglio di via, per
chi ha partorito sul territorio nazionale. "Ma dopo?" L’idea di
tornare in Costa d’Avorio la terrorizza. "Anche se mi piacerebbe
rivedere il mio primo figlio, che ora ha 5 anni e vive con la
nonna". Traore, che in Africa faceva il falegname, si arrangia con
lavoretti che riescono appena a sfamare la famiglia e a
permettergli di mantenere la povera casa, a Pianura, che i due
dividono con un’altra coppia.

"Troviamo assurdo quello che ci è successo – raccontano entrambi –
credevamo che l’Italia fosse un Paese ospitale. Qui la gente non è
cattiva. Mai sentito di madri denunciate dagli ospedali in cui
avevano partorito". Per i nove mesi della gravidanza Kante era
stata seguita – con tanto di accertamenti e controlli medici – dai
sanitari dell’ospedale San Paolo. Ed a nessuno era venuto in mente
di rivolgersi alle forze dell’ordine. "Ma il giorno in cui mi sono
venute le doglie al San Paolo non c’era posto. Quando alle 22.30
siamo andati al Pronto soccorso di quest’ospedale mi hanno
assicurato che tutto procedeva regolarmente, ma che era presto per
ricoverarmi. Hanno aggiunto che comunque posti non ce n’erano e
quindi, dopo qualche ora, ci siamo rivolti al Fatebenefratelli. Ed
è lì che dovremo portare il bambino ad un controllo medico, tra
qualche giorno".

 
fonte www.repubblica.it
 
Mobilitiamoci contro il razzismo e la violenza di classe e di genere.
DOMANI 2 APRILE ’09 – ORE 17.00-
PRESIDIO davanti al Fatebenefratelli (via Manzoni 20, 500 mt dalla fermata funicolare di Mergellina) 
 
segguiranno aggiornamenti… 

 

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DONNE PER UNA DIFESA DEL LAVORO DELLE DONNE

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Per le ADESIONI     difesalavorodonne@gmail.com

 

 

 

L’impegno del governo Berlusconi
per ridurre ulteriormente i diritti del lavoro salariato sembra puntare alle
donne con particolare sadismo.  La
detassazione dello straordinario è stata finanziata con i fondi destinati ai
progetti e ai centri contro la violenza. E’ stata cancellata la legge contro le
dimissioni in bianco. Si preparano l’abolizione del diritto alla pensione di
vecchiaia a 60 anni, la riduzione del tempo dei congedi di maternità, un
peggioramento delle condizioni del lavoro notturno.

Il problema riguarda nello stesso tempo movimento femminista
e movimento sindacale, sindacati di base e CGIL, lavoratrici stabili e
precarie, donne giovani e meno giovani.

Noi proponiamo prima di tutto di unire
per un momento le forze
, facendo cadere le obiettive distanze e pensando
iniziative comuni o che vadano nella medesima direzione.

Proponiamo che le manifestazioni
per l’8 marzo
abbiano al centro i temi del rapporto tra donne e lavoro,
respingano gli attacchi che si preparano e quelli già passati.

Non tocca a noi elaborare
piattaforme, che del resto richiedono discussioni più approfondite di quelle
che le nostre diverse appartenenze e i tempi stretti ci abbiano consentito.

Chiediamo solo a tutte l’impegno
di un mese per discutere, elaborare e propagandare un progetto femminista di
difesa
delle donne che lavorano, si formano, sono in pensione o si
preparano ad andarvi.

Avvertiamo l’esigenza di
coinvolgere nella resistenza il numero maggiore possibile di lavoratrici e
giovani donne in formazione
. Pensiamo per questo che le sole manifestazioni
dell’8 marzo non siano sufficienti.

Siamo consapevoli delle estreme
difficoltà del momento e non vogliamo fare appelli velleitari per iniziative
che non saremmo in grado di realizzare.

Ricordiamo solo che in altri
paesi d’Europa il problema è stato affrontato (e talvolta anche con successo)
facendo apparire sulla scena politica un soggetto femminista visibile.

Sono stati fatti presìdi di
donne.  Sono state organizzate marce da
un luogo di lavoro all’altro e iniziative di teatro di strada nei principali
quartieri delle città.

Nei primi anni Novanta in
Svizzera uno sciopero di sole donne (in alcuni settori di pochi minuti e quindi
sostanzialmente simbolico) è diventato un evento anche mediatico e ha garantito
la riuscita di una grande manifestazione.

La
costituzione di un soggetto femminile visibile che si faccia carico anche
dei problemi del lavoro delle donne ci sembra oggi l’assoluta priorità. Per
questo ci proponiamo di evitare due atteggiamenti. Quello di eccessiva prudenza
in un momento in cui a star ferme c’è tutto da perdere. Quello che coniuga
obiettivi di grande valore e spessore con pratiche settarie che riducono ai
minimi termini  la possibilità di
praticarli.

 

PRIME FIRME
:

Margherita Napoletano (SDL intercategoriale, RSU  San Raffaele, Milano; Delia Fratucelli (direttivo CGIL
Piemonte); Margherita Recaldini (SDL intercategoriale,
coordinamento nazionale, RSU Comune di Brescia),Eva Mamini
(Direttivo provinciale FIOM Bologna; Donatella Biancardi (SDL
Intercategoriale giunta Regione Lombardia, delegata RSU); Maxia Zandonai (giornalista,
esecutivo nazionale USIGRAI); Rosella Manganella (SDL intercategoriale,
coordinamento nazionale); Donatella  Benini (operaia RSU, FILCEM, Brescia); Licia Pera (RDB/CUB ARES
118) 9; Rita Barbieri (RSU ITALTEL); Giuliana Righi (segreteria
regionale FIOM, Emilia Romagna); Eliana Como (FIOM nazionale); Adriana Marafioti (RDB
Università Statale di Milano); Vilma Gidaro (delegata RSU CGIL
ICCU); Lea Melandri, Maria Grazia
Campari, Rosa Calderazzi, Lidia Cirillo (Collettivo di Porta Nuova,
Milano); Danila Baldo, Laura Coci, Rita
Fiorani, Daniela Garibaldi, Emanuela Garibaldi, Elisabetta Invernizzi, Roberta
Morosini, Danila Verdi (IFE) 
Sabrina Bagnaschi (Iniziativa Femminista europea); Nadia De Mond, Paola Manduca (Marcia
Mondiale delle Donne
); Chiara Bonfiglioli (ricercatrice)
Giovanna Mancini (giornalista)   Carmen
Di Salvo (avvocata femminista)  Laura
Mulassano (Università Milano-Bicocca) Marilisa Verti (Associazione
Lombarda Giornalisti)  Francesca
Zajczyk (Università Milano-Bicocca);  Michela Puritani, Tatiana Montella, Angelita
Castellani, Claudia Lo Presti, Elisa Coccia, Laura Emiliani, Cristina
Giardullo, Sara Farris, Donatella Coppola (Collettivo femminista La Mela di
Eva)
; Chiara Fornaro, Anna Maria
Tallone, Stephanie Lugaldo, Iside Dogliani, Martina Riberto (Circolo Aura
de Cor di Caraglio
);; Irene Sestili, Giulia Paparelli (Coordinamento
dei Collettivi universitari, La Sapienza
, Roma); Enrica Paccoi (Associazione
Yakaar Italia-Senega
l); Valentina Scopone, Anna Maria
Appiano, Elisa Scardaccione, Giulia Baraldi, Paola Baronchelli , Luisa Stendardi,
Pina Sardella, Rosalba Casiraghi, Renata Segalini, Albina Guizzo, Cristina
Frongia, Grazia Musella, Michela Iocca, Clotilde Langella, Eva Marino, Daniela
Loiacono, Dolores Morondo (Università di
Urbino
); Chiara Siani, Nina Ferrante, Vera
Guida, Alessandra Pirera , Lia Barillari, Tonia Cioffi (Collettivo Degeneri,
Napoli); Collettivo Le Onde (Salerno);Francesca Feola, Marta Marsano,
Maria Arcucci, Maria Rosaria Fiorentino, Giulia Marino (Collettivo lgbtq
Tiresi@
); Carmen Crispino (Collettivo
lgbitq Sui generis
, Roma); Roberta Martini, Valentina
Violini (Famiglie Arcobaleno, Pinerolo);  Tania La Tella, Daniela Amato (Centro Donna
L.I.S.A.); Collettivo Primule Rosse
(Cuneo); Donne delle Sinistra (Cuneo)

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“CORPO DI STATO”…!?

verso il

 

Sembra
semplice! Il governo e il clero volevano "salvare la vita di Eluana".
Le persone che la amano invece "l’hanno uccisa". Addirittura lei stessa
voleva morire, almeno stando al ricordo che suo padre conserva di una
sua diretta volontà…
Il governo invece è "misericordioso" e non
vuole fare "omissione di soccorso". Questi ministri… Quasi non sembrano
le stesse persone che proprio una settimana fa hanno deciso che i
medici possono denunciare gli immigrati irregolari quando vanno a
curarsi! Che lasciano disperse in mare migliaia di persone. Che
tagliano le spese della sanità perché tanto i ricchi vanno a curarsi
all’estero. Che fanno la guerra in Afghanistan e appoggiano il massacro
in Palestina…
Che strane persone questi Ministri: Chi è morto lo vogliono vivo, chi è vivo lo vogliono morto!!

Il
governo insomma voleva "salvare la vita di Eluana" e ora vorrebbe
"salvare le nostre", tutte, per legge, impedendoci di morire sempre e
comunque, costringendoci all’alimentazione obbligatoria in ogni caso!

In attesa di una legge sul "testamento biologico" che non faranno mai…
 
Ma di chi é e che cos’è la vita?!
Nelle parole del Vaticano
o di Berlusconi la vita di Eluana non le apparteneva più. Apparteneva
allo Stato, apparteneva a Dio o per lo meno a chi dice di agire in suo
nome… Per loro Eluana non aveva diritto di decidere sulla sua vita e le
persone che la amano non potevano chiedere per lei una fine degna. Dopo
17 anni (!!) di vita vegetativa e di degrado fisico, senza alcuna forma
di attività cerebrale cosciente, senza nessuna speranza medica di
riprendersi, senza nessuna consapevolezza di sé. Eluana oggi ha voce
solo nella memoria delle persone che l’hanno conosciuta. Ma il governo
e la chiesa non potevano rinunciare a manipolare il suo corpo per farne
il feticcio della loro potenza! Perché se un tempo il potere era
soltanto quello di dare la morte, oggi il vero potere è quello di
controllare e gestire la vita. Usando la tecnologia non per migliorare
l’esistenza degli esseri umani nella loro concreta autodeterminazione,
ma per sottrarre a loro stessi il controllo della propria esistenza.

Dov’è la pietà in tutto questo!?

E infatti non c’è nessuna pietà. Berlusconi, che suo malgrado è una
persona sincera, finisce sempre per scivolare sulla verità: "Eluana è
viva. Potrebbe fare dei figli". Se non esiste più come persona potrebbe
sempre esistere come incubatrice… cosa importa se Eluana volesse o no
avere un figlio!?
E cosa importa alla chiesa, per la quale le donne
non avrebbero mai dovuto avere il diritto all’aborto e
all’autodeterminazione della propria maternità!?
Certo nell’isterica
aggressività con cui speculano sul corpo di Eluana e sul dolore di chi
l’ama c’è anche altro: la "vicenda Englaro" è un ottimo diversivo per
l’opinione pubblica allarmata dalla crisi economica e da politiche che
garantiscono solo banche e finanzieri. E’ un ottima copertura per il
cammino parlamentare del disegno di legge che vuole il controllo del
governo sulla magistratura. E sicuramente Berlusconi ha visto nel
conflitto con Napolitano l’occasione per coinvolgere anche la Chiesa in
una forzatura degli assetti Costituzionali. In direzione di quel presidenzialismo autoritario e antidemocratico
che è un suo grande obiettivo. Il discorso pubblico di Berlusconi è
semplice: "Se i tribunali hanno deciso di dar ragione a Giuseppe
Englaro e il presidente della Repubblica mi impedisce di intervenire,
io devo poter cambiare le regole del gioco…! In nome del mio potere
plebiscitario e della benedizione della Chiesa…".

Ma come col
"pacchetto sicurezza", sarebbe un errore pensare che la storia di
Eluana e ora la legge sull’alimentazione forzata siano usate in maniera
esclusivamente opportunista e strumentale, minimizzando così il merito
della vicenda. Intorno ai nostri corpi si combatte la battaglia per un
assetto fondamentalista dei poteri, per l’affermazione di un vero e
proprio "bio-potere". Ed è evidente che lo scontro non riguarda solo la
"fine" della vita, ma il suo generale controllo, specie in tempi di
crisi e di possibili ribellioni…
E’ questa la fotografia di
un’attività legislativa che in questi anni ha mescolato ossessione
securitaria e oscurantismo culturale, in un compromesso (non sempre
pacifico) tra lo Stato e il clero: dalle impronte digitali alla
schedatura del DNA alla legge 40 contro la fecondazione assistita. Con
il centrosinistra schiacciato su posizioni simili al centrodestra.
E’
per questo che il nostro paese non conosce misure minime di civiltà
come il testamento biologico, il rispetto dei diritti delle coppie di
fatto, di quelle omosessuali ecc.

Eluana e i suoi cari hanno subito una "violenza inaudita" (per ricordare le parole di Geppino Englaro).
La resistenza di Geppino Englaro in questa situazione
e con queste pressioni è stata eccezionale. Avrebbe potuto scegliere la
scorciatoia dell’ipocrisia, delle soluzioni "silenziose" come fanno
tanti.

Ha deciso di rendere pubblica una scelta che parla alla
libertà di tutti/e noi. E che ci da una possibilità contro l’estremismo
clerico-fascista: no alla legge sull’alimentazione forzata! Giù le mani
dai nostri corpi!

Posted in Generale.


TUNICHE E CAMICIE, IL NERO NON CI PIACE!

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tuniche o camicie


 

L’avanzare delle nuove destre, e lo sdoganamento di idee
neofasciste, trova una strada spianata da un insieme di silenzi, adesioni tacite se
non palesi e di diffusione di valori e ideologie intolleranti, securitarie ed
integraliste da parte tanto del sistema politico che dal vaticano.

L’influenza della chiesa nella politica non si esplica solo
attraverso gli interventi diretti del Vaticano nel dibattito politico italiano
su una ampia molteplicità di temi, ma è data soprattutto dal quotidiano attacco
delle gerarchie vaticane all’autodeterminazione di tutte le soggettività non
conformi o di quanti si sottraggono ai dogmi di una morale cattolica sempre più
imposta.

Imposta dall’acquiescenza di un sistema politico mai libero
dal condizionamento della Chiesa e dall’insinuazione nella società di una
sempre più preoccupante criminalizzazione e razzismo nei confronti di tutto ciò
che si riconosce come “diverso”.

Questo ci dicono non solo i recenti fatti di Nettuno e
Civitavecchia
, ma anche quelli dell’anno scorso di Castel Volturno, del
Pigneto, la morte di Nicola e tutte le aggressioni a donne, migranti e trans
rimaste nel silenzio.
Ma ce lo dice soprattutto la diversa percezione e
preoccupazione, la diversa solidarietà emotiva e indignazione che questi casi
hanno generato nell’opinione pubblica rispetto a casi come quello di
Giulianova. L’interpretazione dei casi di cronaca, e soprattutto la
reazione sociale a questi è infatti fortemente determinata ed indirizzata dal
diffondersi di un radicalismo di destra che fonda le sue basi in un
integralismo di matrice cattolica che rifiuta la progressiva pluralizzazione
della realtà sociale – sul piano etnico, culturale, delle identità e degli
orientamenti sessuali – rifugiandosi in un pensiero tradizionalista,
reazionario e che utilizza il concetto di “naturale” per discriminare tutto ciò
che è “altro”.

 La Chiesa, in questi anni non ha fatto altro che imporre una
posizione politica senza doverla discutere o giustificare politicamente. Una
posizione politica su vita-morte, famiglia, sessualità etc che pretende di
autolegittimarsi in nome di una morale cattolica che non ammette di non essere
universalmente condivisa.

Un mix di oscurantismo, maschilismo e criminalizzazione
dell’altro da sé, imponendolo come verità, che costituisce il sostrato
culturale e sociale che permette alla destra neofascista di coltivare il
consenso e la legittimazione popolare alle proprie pratiche violente tanto
nelle strade quanto nelle sedi di partito più o meno istituzionali. A questo si aggiunge l’appoggio e-o il silenzio di buona
parte dello schieramento politico. Ci troviamo di fronte uno schieramento
politico che compatto dà, ogni volta, la sua solidarietà al Papa nelle sue
ingerenze nella vita politica del paese, avallando e cavalcando
strumentalizzazioni e criminalizzazioni.Ma anche che minimizza nell’analisi e nella condanna degli
episodi di razzismo e violenza di stampo neofascista, in un silenzio assenso
che apre la porta a pericolosi revival.

La tesi degli opposti estremismi e il continuo riferirsi a
questioni di “libertà di parola”, di “democrazia” e “sicurezza” – perché ormai
queste sono tra le parole chiave + quotate per sottrarsi alla dialettica, fare
terrorismo psicologico e per invalidare ogni forma di dissenso – conducono alla
guerra tra poveri che scarica sugli strati socialmente meno garantiti la paura
e rabbia per la crisi economica che dovrebbe riversarsi su chi, soprattutto nel
sistema politico, di questa crisi ne beneficia e ne costituisce la causa.

 

Il femminismo è antifascismo prima di tutto combattendo la
visione dei rapporti di potere patriarcali alla base dell’ideologia di “Dio,
patria e famiglia”, scendendo in piazza proprio contro ogni forma di strumentalizzazione
del nostro corpo e della nostra vita, per legittimare politiche discriminanti e
securitarie come quelle del pacchetto sicurezza e rifiutando la visione
naturalista e familista del mondo imposta dal Vaticano. Ma non solo, noi donne pratichiamo un antifascismo che
significa anche unire la nostra lotta, decostruendo i discorsi e combattendo le
pratiche reali dell’oppressione di tutti gli altri soggetti sociali oppressi.

 

verso la NoVat del 14 febbraio..

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ARIA DI ELEZIONI

 Ci vorrebbe un militare per ogni bella donna.

Silvio, che simpatica canaglia.

Stuprodiunadonnastuproaguidoniasaleilnuomerodelledonnestupratestuprataunacoppiadisorellinestuprataaunravestuprostuprostuprostupro…

mi sento strappare i vestiti di dosso, non uscirò mai più di casa, quasiquasi comincio a guardare in cagnesco anche chi mi sta accanto.

Ho paura, urlo forte. Spegno la tv, prendo fiato e mi ricordo. 7 GIUGNO ELECTION DAY.

Adesso sono abbastanza coraggiosa da affrontare 11 minuti di telegiornale nazionale: stuprostupro immigratocolandestino stuprostupro militari stuprostupro sicurezza.

Mi sento con le gambe aperte sul lettino della ginecologa. Li vedo entrare uno alla volta tra le mie gambe, si fermano sulla bocca della mia vagina e rilasciano una dichiarazione: Berlusconi è il più furbo e mi fa un complimento, segue maroni a ruota e promette 100milamila militari per le strade e due parà nelle mie mutande, veltroni dice che tanto è inutile, sarbbe meglio mettere pacatamente 100milamil finanzieri e sette carabinieri nelle mutande, la garfagna mi consiglia gli orecchini di perle, claderoli promette di evirare tutti gli immigrati musulmani, storace spergiura che non entreranno mai più negri in Italia, santachè dice che gli stupratori so tutti musulmani, di pietro chiede garanzia della pena, poi allungo un po’ lo sguardo per vedere quanti ancora devono entrare dentro al mo corpo, quanti sono, e quanto casino, li vedo tutti, ci sono anche diodato e nicolais, non si sa mai dovesse cadere la giunta.

VENGHINO SIGNORI VENGHINO è cominciato il gran circo delle elezioni.

Tutti sul mio corpo che scandiscono SI-CU-RE-ZZA SI-CU-RE-ZZA SI-CU-RE-ZZA SI-CU-RE-ZZA. E il papa? Il papa non dice ancora niente?

Scendo, mi vado a fare un giro se no faccio volare la televisione.

Guarda qua quanti militari alla fine di via foria. Ora sì che mi sento sicura. Alzo lo sguardo. Cartellone pubblicitario: due sbirri che stuprano due ragazze, collezione primavera estate.

MO BASTA.

GIU’ LE MANI!

Posted in Generale.