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TUNICHE E CAMICIE, IL NERO NON CI PIACE!

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tuniche o camicie


 

L’avanzare delle nuove destre, e lo sdoganamento di idee
neofasciste, trova una strada spianata da un insieme di silenzi, adesioni tacite se
non palesi e di diffusione di valori e ideologie intolleranti, securitarie ed
integraliste da parte tanto del sistema politico che dal vaticano.

L’influenza della chiesa nella politica non si esplica solo
attraverso gli interventi diretti del Vaticano nel dibattito politico italiano
su una ampia molteplicità di temi, ma è data soprattutto dal quotidiano attacco
delle gerarchie vaticane all’autodeterminazione di tutte le soggettività non
conformi o di quanti si sottraggono ai dogmi di una morale cattolica sempre più
imposta.

Imposta dall’acquiescenza di un sistema politico mai libero
dal condizionamento della Chiesa e dall’insinuazione nella società di una
sempre più preoccupante criminalizzazione e razzismo nei confronti di tutto ciò
che si riconosce come “diverso”.

Questo ci dicono non solo i recenti fatti di Nettuno e
Civitavecchia
, ma anche quelli dell’anno scorso di Castel Volturno, del
Pigneto, la morte di Nicola e tutte le aggressioni a donne, migranti e trans
rimaste nel silenzio.
Ma ce lo dice soprattutto la diversa percezione e
preoccupazione, la diversa solidarietà emotiva e indignazione che questi casi
hanno generato nell’opinione pubblica rispetto a casi come quello di
Giulianova. L’interpretazione dei casi di cronaca, e soprattutto la
reazione sociale a questi è infatti fortemente determinata ed indirizzata dal
diffondersi di un radicalismo di destra che fonda le sue basi in un
integralismo di matrice cattolica che rifiuta la progressiva pluralizzazione
della realtà sociale – sul piano etnico, culturale, delle identità e degli
orientamenti sessuali – rifugiandosi in un pensiero tradizionalista,
reazionario e che utilizza il concetto di “naturale” per discriminare tutto ciò
che è “altro”.

 La Chiesa, in questi anni non ha fatto altro che imporre una
posizione politica senza doverla discutere o giustificare politicamente. Una
posizione politica su vita-morte, famiglia, sessualità etc che pretende di
autolegittimarsi in nome di una morale cattolica che non ammette di non essere
universalmente condivisa.

Un mix di oscurantismo, maschilismo e criminalizzazione
dell’altro da sé, imponendolo come verità, che costituisce il sostrato
culturale e sociale che permette alla destra neofascista di coltivare il
consenso e la legittimazione popolare alle proprie pratiche violente tanto
nelle strade quanto nelle sedi di partito più o meno istituzionali. A questo si aggiunge l’appoggio e-o il silenzio di buona
parte dello schieramento politico. Ci troviamo di fronte uno schieramento
politico che compatto dà, ogni volta, la sua solidarietà al Papa nelle sue
ingerenze nella vita politica del paese, avallando e cavalcando
strumentalizzazioni e criminalizzazioni.Ma anche che minimizza nell’analisi e nella condanna degli
episodi di razzismo e violenza di stampo neofascista, in un silenzio assenso
che apre la porta a pericolosi revival.

La tesi degli opposti estremismi e il continuo riferirsi a
questioni di “libertà di parola”, di “democrazia” e “sicurezza” – perché ormai
queste sono tra le parole chiave + quotate per sottrarsi alla dialettica, fare
terrorismo psicologico e per invalidare ogni forma di dissenso – conducono alla
guerra tra poveri che scarica sugli strati socialmente meno garantiti la paura
e rabbia per la crisi economica che dovrebbe riversarsi su chi, soprattutto nel
sistema politico, di questa crisi ne beneficia e ne costituisce la causa.

 

Il femminismo è antifascismo prima di tutto combattendo la
visione dei rapporti di potere patriarcali alla base dell’ideologia di “Dio,
patria e famiglia”, scendendo in piazza proprio contro ogni forma di strumentalizzazione
del nostro corpo e della nostra vita, per legittimare politiche discriminanti e
securitarie come quelle del pacchetto sicurezza e rifiutando la visione
naturalista e familista del mondo imposta dal Vaticano. Ma non solo, noi donne pratichiamo un antifascismo che
significa anche unire la nostra lotta, decostruendo i discorsi e combattendo le
pratiche reali dell’oppressione di tutti gli altri soggetti sociali oppressi.

 

verso la NoVat del 14 febbraio..

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